Nicola consiglierebbe di leggere ascoltando: Patty Smith, People Have the Power.
Ma sappiate che la canzone preferita da Pietro è: Bob Dylan, Blind Willie McTell.
.
Una conferenza stampa dei no pitCh
Di Nicola De Santis
«Non è possibile che il popolo russo accetti tutto questo», diceva a testa bassa, «non è possibile». Pietro in quel momento, lo ricordo bene, stava decidendo che il proprio futuro sarebbe stato diverso, movimentato, per usare le sue parole.
Già l’anno successivo, pochi giorni dopo la fine del festival di Sanremo, come sapete, è uscito il primo brano dedicato ai giovani nazionalisti russi pro putin (putin sempre minuscolo, ci ricordava). Il titolo della canzone “бывшие человеческие свиньи” (maiali ex umani) credo lo conoscano tutti. La canticchiano in tanti pure in Russia, mi dicono.
Pietro Dominici, con la forza di un’idea, è diventato il musicista sconosciuto (sono pochissime le sue sfocate immagini disponibili) più famoso del mondo.
L’inno russo orchestrato per esplosioni e coro, grugnito da un suino accompagnato da un gruppo di pecore, è colonna sonora di una delle clip più viste di sempre, fatta di immagini di Bucha, Mariupol, Bakhmut, Marinka e di altre zone devastate dell’Ucraina.
Per mesi nessuno ha saputo chi fosse il compositore di brani che hanno acceso nelle menti il bisogno intimo di reagire contro la guerra di putin. Intanto i giovani di tutto il mondo cominciavano a prendere posizione ruttando (letteralmente) nelle piazze melodie contro l’invasione russa.
È bello sentire grugnire l’inno russo ai militanti di Extinction Rebellion durante le loro manifestazioni. Si stanno integrando modi diversi di reagire contro il potere perverso di inquinare e uccidere, indifferentemente.
Una domanda mi è stata posta tante volte, dato che sono il portavoce olografico ufficiale del gruppo di musicisti anonimi no pitCh: chi è, che storia ha Pietro Dominici?
Onestamente, non lo so. All’inizio per me era solo un simpatico tipo alto e magro, e fu lui ad avermi quasi costretto a ritrovare la passione per la bicicletta. Pedalando, ho scoperto il delta del Po, magnifico ma ferito in modo atroce da un secolo di abomini più a monte. Quando ci si incontrava sugli appennini, tra l’Emilia e la Toscana, dovevo andarci in macchina, perché non avevo ancora la gamba. Pietro arrivava in sella, assieme a quelli tosti come lui, Luca e Francesco il più delle volte, anche loro volatilizzati quando ha deciso di evaporare per gestire il progetto in clandestinità. Ci conoscevamo da poco tempo, in fondo, ma prima di diventare un’ombra in fuga mi disse «Io scrivo la musica, tu farai sapere il perché». Mi arruolò così.
Pietro Dominici stava completando, assieme a un gruppo di talentuosi musicisti internazionali tutt’ora sconosciuti, il progetto no pitCh, la più grande aggressione sonora a un nemico che il mondo abbia mai conosciuto. Il nostro autodefinito collettivo musicale d’azione disarmante “no pitCh” (no pigs in the Church) invita tutti a rendere la musica contemporanea di massa uno strumento artistico di rieducazione dall’indifferenza. Perché sensibilizzare, si sa, è per tanti artisti umanamente deboli (spero apprezziate lo sforzo di moderazione verbale) un’operazione dai risvolti pelosi, pensata per ottenere soprattutto facile successo.
Noi abbiamo scelto un’altra via.
Riuscire a trasformare in musica l’accompagnamento di rutti al discorso del pope russo nel brano “chi ammazza va in paradiso” rendendolo, cito il noto critico, «una gioia per orecchie e palati raffinati», era tutt’altro che facile. Occorreva anche tanto talento artistico per lanciare in quel modo un messaggio preciso e utile a generare fondi per enti no-profit ucraini, attraverso le royalties.
Oggi abbiamo prove che i no pitCh sanno riattivare le menti anche di una parte di popolo russo in apparenza irrimediabilmente corrotta dal putinismo.
Un esempio. È nata recentemente in Russia una associazione strana. È composta da mamme di soldati e si impegna, statutariamente, a combattere l’eccesso dei grassi saturi nell’alimentazione e a promuovere il canto popolare prerivoluzionario. L’abbinamento dei contenuti è davvero originale, cucina povera più sana e tradizioni musicali abbandonate, e racconta la crescente debolezza interna di putin e il coraggio di alcune donne.
Rialzano la testa opponendosi alla suinicoltura morale di stato.
Queste mamme, mi dicono, rifiutano, tra l’altro, la ossessiva propaganda bellica di regime, creata per far diventare i cittadini mercenari prezzolati, pronti per denaro a farsi ammazzare e ad ammazzare i loro cosiddetti fratelli ucraini. Le mamme brave, anche quelle russe, si oppongono, si sa, ai conflitti tra fratelli e fratellastri.
Pietro presagiva già due anni fa che i grugniti canticchiati in presenza delle famiglie dei russi in vacanza avrebbero potuto risvegliare la coscienza di una nazione.
Può fare miracoli la vergogna e la nostra musica serve a continuare a tenerla viva.
Le scelte di Pietro e nostre, l’abbiamo saputo sempre, comportavano rischi.
Oggi ascoltate in silenzio e tristi (spero), mentre il mio ologramma celebra il ricordo del musicista clandestino, che i notiziari continuano a confermare essere morto in un attentato in Giappone. Hanno spiegato come i servizi segreti russi, scoperto uno dei nascondigli di Pietro e Luca Cagnotti, li abbiano fatti esplodere. I soliti ceceni hanno con orgoglio rivendicato di essere stati esecutori materiali dell’incarico governativo (omicidi nel gergo di noi umani) e stanno giubilando per l’eliminazione dell’infedele, con i toni di chi ha abbattuto non un giovane musicista, ma il capo di una pericolosa organizzazione terroristica.
Anche senza Pietro e Luca, senza il nostro ispiratore, il comandante dell’orchestra, continueremo in ogni caso e comunque vadano le cose a considerare il mondo la nostra Chiesa, un luogo sacro da difendere, prima di tutto dalla guerra, dalla sporcizia, dal degrado bestiale di certi personaggi al potere. Una nota alla volta riusciremo a cancellare la presenza dei putin, cominciando dall’originale.
Continuo a ricevere da parte delle segreterie di giornali e di uomini politici – che in passato mai mi avevano cercato e faticosamente si sono di rado espressi a favore dell’opera di Pietro – richieste di informazioni dettagliate.
Non ho molto da dire. Abbiamo pochissimi contatti tra noi per non farci intercettare. Siamo braccati.
Vi rammento che i corpi dilaniati e bruciati ritrovati a Tokyo non sono riconoscibili.
Mi scrive uno dei membri del gruppo che Pietro non poteva certo mimetizzarsi in Giappone, spilungone come era. E poi insiste che i ceceni ingigantiscono i propri meriti e raccontano ogni bugia per far bella figura con i propri mandanti.
Al di là delle speranze personali, qui oggi devo dare un consiglio e fare un annuncio. Suggeriamo a putin di eliminare le pietanze consumate oggi a pranzo e sottolineate in questo foglio che pubblico, perché potrebbero interferire con i medicinali, sempre nel foglio evidenziati, che sta assumendo. Deve arrivare al processo in salute. Ci teniamo.
Infine, il prossimo mese, quando sarà pronta anche la nuova molto-post-romantica canzone dedicata a putin, l’orchestra no pitCh terrà un grande concerto in diretta streaming. Luogo? Introvabile. Sul palco, tra i solisti mascherati, una sorpresa, speriamo. Ragazzi, non perdete la speranza, diceva spesso Pietro.
Nicola De Santis
È nato e vive sostanzialmente a Bologna. Laureato in giurisprudenza, ha esercitato la professione di avvocato per oltre venti anni. Si occupa di consulenza aziendale, seppure assorbito spesso da necessità di assistenza familiare. È parte della generazione inutile (i nati tra il 1960 e il 1970), che ha massicciamente creduto alla fine della storia e delle ideologie e alla intangibilità del benessere e dei diritti conquistati, dagli avi, inventando l’era della resa al futile e contribuendo (sempre dalla seconda o dalla terza fila) a generare nuovi uomini del destino e uomini forti, ma lamentandosene. È sempre pronto a rispondere alla chiamata degli amici che, però, si dice, non ricorrano a lui con frequenza per evitare vigliaccamente, si ipotizza, puntuali e acute lezioni di vita.
Scrivi un commento